Introduzione

Oggi vi parleremo di agricoltura biologica, che come accennato nell’articolo relativo ai trend nel settore agricolo del 2024, rappresenta un tema di crescente rilevanza.

Questo aspetto viene messo in evidenza anche nell’ultimo rapporto “Bio in cifre 2024”, un documento realizzato da Sinab, ISMEA, CIHEAM Bari e il Ministero dell’Agricoltura. Il rapporto analizza i principali indicatori strutturali, economici e territoriali, con un focus sulle superfici coltivate, sugli operatori biologici, sui consumi, sui prezzi e importazioni da Paesi terzi.

Crescita della superficie biologica

Nel 2023 la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) biologica ha continuato a crescere sino a raggiungere i 2,46 milioni di ettari, segnando un aumento del 4,5% rispetto al 2022 (106.139 ettari in più). Questo dato rappresenta una crescita costante, con un aumento del 77% nell’ultimo decennio. 

Attualmente, il 19,8% della superficie agricola nazionale è coltivata con metodo biologico ma si cercherà di raggiungere il 25% entro il 2030.

La maggior parte delle superfici biologiche è costituita da seminativi (42,1%), seguiti da prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%), e ortaggi (2,5%). Le aree con la maggiore espansione nel 2023 sono i prati e pascoli, con un incremento del 10,1% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata concentrata principalmente in Sicilia, nella Provincia Autonoma di Bolzano, e in Sardegna.

Operatori Biologici

Nel 2023 sono stati registrati 92.833 operatori biologici, registrando così un lieve aumento pari all’1,8% rispetto all’anno precedente.

Di questi operatori biologici, l’89,1% del totale sono aziende agricole (84.000). Nello specifico, le aziende che combinano produzione e preparazione, ovvero i produttori-preparatori, sono cresciute del 3,8%, un segnale del crescente interesse da parte dei produttori agricoli nell’integrare la filiera, accrescendo così le opportunità economiche. Questo gruppo rappresenta oggi il 15,4% del totale degli operatori biologici, in crescita rispetto all’11% del 2014.

Il Mezzogiorno ospita oltre la metà degli operatori biologici italiani, in particolare nelle regioni della Sicilia, Puglia, Calabria e Campania. Inoltre, è interessante come le regioni del Centro Italia, come Toscana, Lazio e Marche, mostrano una maggiore propensione al biologico rispetto al Nord, detenendo il 21,3% delle aziende biologiche, a fronte del 20,5% presente al Nord.

Comportamento dei consumatori

Nel 2023, i consumi domestici di prodotti biologici hanno raggiunto 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente. Questo incremento è influenzato dall’inflazione, e i dati rivelano un calo della quota di mercato nonostante l’aumento della spesa. Le categorie che hanno registrato maggiori acquisti sono: cereali, oli vegetali e bevande analcoliche, mentre le carni e i salumi hanno visto flessioni significative.

Dal punto di vista territoriale i consumi biologici rimangono concentrati per oltre il 60% nelle regioni del Nord mentre l’area “Sud e Sicilia” raggiunge appena il 12% (contro il 22% della spesa per i prodotti alimentari convenzionali). Una possibile causa rispetto a bassi acquisti nella parte meridionale dell’Italia, potrebbe essere dato dal fatto che le famiglie hanno un minor potere d’acquisto e pertanto preferiscono prodotti convenzionali che possiedono dei prezzi inferiori rispetto a quelli biologici.

Per quanto concerne le importazioni da Paesi terzi, attualmente si registra un aumento pari al 37,8% rispetto al 2022. I prodotti che vengono principalmente importati sono cereali e ortaggi e il principale paese fornitore di grano duro risulta essere la Turchia.

Focus sulla Sardegna

La Sardegna ha registrato un incremento significativo delle superfici dedicate all’agricoltura biologica. Nel 2023, l’isola ha raggiunto una superficie agricola utilizzata (SAU) di 175.059 ettari, con una crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente. 

La maggior parte di questa superficie è occupata da prati e pascoli, che rappresentano il 52,4% del totale, corrispondente a 91.774 ettari. Questi terreni sono fondamentali per l’allevamento biologico e continuano a costituire la base principale della produzione bio in Sardegna.

Un’altra componente rilevante è costituita dalle colture foraggere, che si estendono su 22.522 ettari, coprendo il 12,9% della SAU biologica regionale. Queste colture, utilizzate per l’alimentazione animale, sono essenziali per il settore zootecnico biologico sardo. Anche i cereali giocano un ruolo importante, con 10.518 ettari destinati alla loro coltivazione, evidenziando una crescita del 31,5% rispetto al 2022.

Tra le colture permanenti, spiccano gli oliveti biologici, che coprono 4.953 ettari, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. L’olivo è una delle colture più rappresentative dell’agricoltura mediterranea e, in Sardegna, rappresenta una parte importante della produzione biologica. Infine, la vite ha conosciuto una crescita significativa, con una superficie dedicata che ha raggiunto 1.528 ettari, registrando un aumento del 33,2% rispetto all’anno precedente.

Questo sviluppo delle superfici biologiche dimostra l’impegno della Sardegna nel promuovere un’agricoltura sostenibile, puntando su produzioni locali e tradizionali come il pascolo, le colture foraggere, i cereali e le colture permanenti, che si adattano perfettamente al territorio. A livello nazionale possiamo, invece, dire che l’espansione delle superfici e il consolidamento degli operatori confermano il ruolo chiave del biologico nel futuro sostenibile dell’agricoltura italiana e nel raggiungimento degli obiettivi europei di sostenibilità.

 

Fonti:

https://www.sinab.it/sites/default/files/Bio%20In%20Cifre%202024.pdf

https://feder.bio/mercato-del-bio-italia-dati-trend-preferenze-consumo/

https://terraevita.edagricole.it/biologico/biologico-un-gigante-con-i-piedi-dargilla/

https://greenad.it/lagricoltura-biologica-in-italia/

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